L’araba fenice

L’araba fenice

Maria ha uno sguardo azzurro e limpido, forse lievemente divertito, in uno strano contrasto con la storia della sua sofferenza che ci rivela al primo incontro, con la cadenza di chi racconta una favola.
Maria “nasce timida”, come dice con inflessione vagamente napoletana, e cresce sola, perché da bambina provava emozioni tanto forti da farla piangere per cose da niente. Guardava il mondo senza abitarlo veramente, perché le relazioni erano difficili per lei, che non poteva fidarsi di nessuno, soprattutto in famiglia, dove ognuno litigava con tutti gli altri. Maria non parlava quasi mai, perché aveva dei segreti che erano diventati il suo mondo separato, una specie di rifugio abbastanza sicuro, dove cercava le spiegazioni, che non trovava altrove.

All’età delle scuole superiori, quando sembrava che la sua difficoltà, la timidezza, come la chiama in modo gentile, stesse migliorando, hanno scoperto che aveva il diabete, quasi a conferma che la diversità era per lei un destino genetico, praticamente inevitabile. Se pensava al suo futuro vedeva una specie di panno nero ed era convinta di non avere altra possibilità nella vita che studiare, perché era soltanto una grande secchiona, come si definisce.

Prima ha frequentato l’Accademia di belle arti, indirizzo scenografia, ed ha preso il diploma, con lode. Subito dopo, in perfetta discontinuità, si è iscritta a Scienze infermieristiche, perché aveva scoperto, ci racconta, che in realtà “nulla è più gratificante che aiutare una persona a recuperare la salute”. Preso il diploma Maria ha incominciato a fare l’infermiera in ospedale, mentre la sofferenza continuava a crescere nel suo mondo segreto, dove non trovava più alcuna soluzione. Il suo malessere l’ha portata più volte sul confine, dal quale è riuscita a ritornare come dal viaggio in un pozzo. Ora sopporta il suo disagio nella convinzione di essere una specie di araba fenice, che prepara la sua morte nel fuoco, quando sente arrivare il termine della vita, per nascere di nuovo dalle ceneri, in un ciclo dove ogni fine alimenta un nuovo principio.

Maria afferma di sentirsi molto più giovane della sua età, come se ogni volta fosse stata rigenerata dalle vicissitudini. Anche il cardiologo ha detto che il suo cuore è come quello di una bambina, messo in verticale, non adagiato come quello degli adulti. Ora, dopo gli ultimi ricoveri, non si occupa più dei malati, ma delle loro cartelle, che archivia con grande meticolosità. Però le dispiace.

Federica prova una grande nostalgia per le persone di cui si è occupata per molti anni, come infermiera psichiatrica, al “Diagnosi e Cura”, anche se il lavoro era duro e non lasciava molti spazi per la vita privata. Ha chiesto di cambiare mansioni, ma l’esperienza con la sofferenza mentale le è rimasta dentro. In questo momento si occupa di amministrazione, è meno stanca ed ha molto tempo libero, anche troppo, dopo che ha lasciato il fidanzato. Gli animali sono diventati la sua passione e riesce a prendersi cura di una comunità di dieci cavalli, un asino e molti conigli, mentre sta risistemando una piccola casa in campagna per vivere sempre più dentro la natura. Ma tutto questo non le può bastare, ha un piccolo appartamento in città e ci dice di essere disponibile ad ospitare una persona che ha bisogno di sostegno. Maria e Federica ora si stanno guardando nella curiosità sospesa del primo incontro. Maria rompe il ghiaccio e mostra di avere le idee chiare su come impostare la loro conoscenza. Parla della sua casa, acquistata con un mutuo di vent’anni, dei tre gatti, della solitudine, della tendenza a ritirarsi nella sua

tana, anche se si sta annoiando e desidera di fare nuove esperienze.
La sua mente è fervida, ma il suo corpo è fermo, dice. Potrebbero vedersi nei pomeriggi del fine

settimana, non nelle mattine che sono occupate dal nuoto. Potrebbero andare a teatro, la malattia le ha fatto perdere moltissimo tempo e sono tante le occasioni da recuperare, per esempio le piacerebbe molto riprendere il disegno, se i farmaci non le facessero tremare la mano.

Andrebbe bene questo programma per Federica? La potrebbe aiutare? Chiede Maria, con un fare accattivante. Federica, in risposta, racconta di essere praticamente cresciuta in mezzo alla gente, sempre fuori casa, perché i genitori gestivano un bar in un paese del sud e allora le riesce facile fare amicizia, anzi non può fare a meno degli altri. Possono andare insieme al maneggio, se vuole, o nella casa di campagna. Maria si illumina di entusiasmo, tanto che dobbiamo smorzare le sue aspettative e fare l’ipotesi che nel periodo di conoscenza potrebbero scoprire di non stare bene, quando sono insieme.

E come sarebbe possibile, ci interroga con un sorriso.

Nelle due settimane successive Maria e Federica si sono incontrate spesso, sono uscite insieme, sono andate al maneggio, hanno pranzato con degli amici. Maria racconta con entusiasmo i loro incontri: “…siamo due persone semplici, abbiamo molte affinità, amiamo la natura, anzi, a dire la verità Federica ama la campagna molto più di me, ma siamo compatibili…”. Entrambe confermano di essere pronte a firmare il contratto.

Il contratto è sul tavolo e ripetiamo che con l’inserimento nella nuova famiglia, Maria dovrebbe imparare ad uscire dall’isolamento in cui l’ha relegata la malattia.

Durante l’estate le due ragazze si incontrano regolarmente da sole o insieme ad altri. Maria sta meglio e divide il proprio tempo fra il lavoro, i suoi tre gatti, la piscina e le uscite con Federica. Con il disegno le sue difficoltà non sono molto migliorate, anche se ha ripreso in mano i pennelli e cerca di realizzare qualche lavoro, le sue gatte sono il soggetto preferito.

La verifica di ottobre conferma che le cose sono andate molto bene, almeno per Maria, che appare radiosa e soddisfatta, mentre ci fa un elenco dei suoi progressi. Rimangono quelle improvvise abbuffate che scombinano la glicemia, ma per questo problema ha iniziato un percorso di psicoterapia e frequenta una palestra per due ore al giorno, tutti i giorni. Federica condivide il resoconto dell’amica ed avrebbe anche una ragione molto personale per essere felice, ma sembra preoccupata. Da alcune settimane frequenta un ragazzo che abita lontano e può vedere soltanto la domenica pomeriggio, proprio nelle ore che Maria reclama come suo spazio, l’unico che ha disponibile, dopo la piscina, sostiene, su questo è intransigente. Federica è scoraggiata davanti all’impossibilità di scegliere tra l’amica ed il ragazzo.

Dopo qualche mese Maria chiede di incontrarci. Continua a stare bene, ed ha deciso di interrompere lo IESA, non perché non si trovi bene con Federica, al contrario, con il suo sostegno è riuscita a realizzare dei risultati molto positivi: ha ridotto i farmaci, controlla meglio la glicemia e, soprattutto, le si sono aperti “nuovi orizzonti”.

Federica non ci nasconde che sta soffrendo per la decisione di Maria che non le ha concesso nulla riguardo agli orari. E’ anche preoccupata, perché le sembra che il cambiamento dell’amica sia stato troppo rapido, avrebbe bisogno di essere confermato, sostiene. Spera ancora che si possa trovare una possibilità per continuare il progetto.

Maria è irriducibile e, sempre con il sorriso, afferma che le persone normali, e lei adesso si sente una persona normale, non sono obbligate ad avere sempre qualcuno di fianco, ha fatto amicizia con una collega, socializza con le persone che incontra, si sente più sicura, insomma ripete che potrebbe vedere Federica soltanto alla domenica, dalle 15 alle 18 e, se non è possibile, ormai ne può anche fare a meno, non dobbiamo preoccuparci. Può capitare che qualche volta si incontrino anche in un altro momento, ma senza alcun obbligo, che sia chiaro. Il tono è sempre molto gentile, anche se risoluto, e lo sguardo azzurro ha la solita sfumatura divertita. Federica è prostrata.

Maria è burocraticamente molto precisa, e ci chiede di firmare il modulo per interrompere l’inserimento. Dobbiamo riconoscere che non lo abbiamo previsto e che in fondo non sarebbe neppure necessario. Non è d’accordo, la sua decisione è presa e non intende lasciare che la sua volontà non venga messa agli atti, nero su bianco. Provvederà lei a fare un modulo che, poco dopo, ci sarà inviato, già compilato e firmato.

Dopo due mesi rivediamo Federica che, per caso, ha incontrato Maria, davanti al distributore del caffè. Stava molto bene, era cordiale, espansiva, molto ben curata. Si è informata se Federica si fosse sposata ed ha rivelato che anche lei ha incontrato un ragazzo della sue età che vive a Padova e fa l’infermiere. Per il resto continua con la palestra, ha imparato a prendere l’autobus ed aggiunge non parla più tanto dei gatti come se fossero il suo unico interesse.

Federica, ammette con sincerità che l’aveva presa male, ma adesso, ha capito che la sua presenza è stata importante per Maria, così ha potuto superare l’amarezza per essere stata scaricata, come dice lei. Riflettiamo insieme che le cose non potevano andare che in questo modo, perché Maria è un’ Araba Fenice che può nascere di nuovo soltanto da una fine, e le ceneri, questa volta sono state quelle della loro relazione, non le sue. Un passo avanti, senza dubbio.