Art Brut

C’è un altro punto di vista sulla sofferenza psichica che Rosa Bianca vuole far conoscere e valorizzare: è il patrimonio di creatività, bellezza e senso che le persone con sofferenza mentale  possono esprimere. Nel 2011, nell’ambito della prima Settimana della Salute Mentale di Modena (Mat), l’associazione ha allestito la mostra di Art Brut “I colori del silenzio” con dipinti e disegni prodotti da ricoverati nell’Ospedale Psichiatrico S. Lazzaro di Reggio Emilia negli anni 1972-1985. Nel Mat 2012 è stata allestita la mostra “Segni ribelli” (Scarica il pdf del catalogo)  con disegni, pagine scritte, diari, i cui autori hanno combinato al segno pittorico la scrittura, in una fusione che declina le regole della sintassi, dell’ortografia e del segno grafico in un modo bizzarro, del tutto personale (Guarda il video su Youtube).

Nel Mat 2015 è stata allestita la mostra di disegni “ Confuse geometrie astratte di Roberto G.” (Scarica PDF del catalogo) con le opere prodotte dall’autore tra il 1993 ed il 2010.  Si tratta di disegni fatti su supporti “non adeguati”, di carta o cartoncino, di piccole dimensioni, come post-it, fogli di block notes, scatole di the, usando matita, penna biro, pennarello e tempera in pochi esemplari. Roberto ha iniziato a disegnare in solitudine, come autodidatta, non avendo alcuna formazione specifica giungendo, tuttavia, a risultati di grande rigore e compostezza.  Predilige l’astrattismo che gli permette di riproporre infinite variazioni di temi costruiti  su due semplici elementi: il punto e la linea. (Guarda il video su Youtube).

La prima definizione di Art Brut, letteralmente “arte grezza”, fu data da Jean Dubuffet nel 1945 e faceva riferimento a “…lavori effettuati da persone prive di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente a ciò che avviene negli intellettuali, ha poca o nessuna parte, in modo che i loro autori traggono tutto (argomenti, scelta dei materiali, messa in opera, mezzi di trasposizione, ritmo, modi di scrittura, ecc..) dal loro profondo e non da stereotipi dell’arte classica o dell’arte di moda […] L’Art brut va distinta dall’arte popolare, dall’arte Naif, dai disegni dei bambini”.

Ancor prima, dalla fine dell’800, nei più importanti ospedali psichiatrici si custodivano opere, con un intento prevalentemente diagnostico, di persone ricoverate. Ad Heidelberg  Hans Prinzhorn raccolse molti disegni che ancora oggi sono visibili nella collezione a lui intitolata. Prinzhorn fondamentale  per l’Art Brut avendo pubblicato nel 1922 il libro “Bildnerei des Gaisteskranken” in cui sono racchiusi i suoi studi.

Quasi sinonimo di Art Brut è il termine inglese Outsider Art, coniato nel 1972 da Roger Cardinal, che include quegli artisti, anch’essi autodidatti, che si mantengono distanti dalle istituzioni del modo dell’arte.  Sia l’Art Brut che l’Outsider Art esprimono idee non convenzionali, mondi fantastici e stati mentali estremi. Si tratta di persone che sono artisti “loro malgrado”, che creano senza intenzioni artistiche, ma soltanto per una pulsione emotiva che confluisce in una comunicazione immediata.

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